Capitolo I: Insane ties

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Astral;
view post Posted on 1/5/2009, 19:53




Insane Ties





Rating:Nc-17
Avvertimenti: Long-fic, lemon, death-fic.
Personaggi: Lily, I Malandrini, Narcissa Black, Tom Riddle, Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Evan Rosier.
Nuovi personaggi(di mia invenzione): David Prewett, Miria Luthiel, Alison Moore, Becky Mead, Lucinda Lawley.(finora, più parentele varie dei Black)


Certa gente vive di convinzioni. Parecchi studenti veterani e neofiti di Hogwarts in quel momento lo avrebbero affermato senza troppi scrupoli.
Mentre la stazione di King Cross si affollava di babbani, valigie, gufi, gatti e naturalmente maghi di tutte le età, una sola persona non dava accenno a lasciare la propria posizione.
Attaccata al muro del binario nove e tre quarti, lato espresso, attendeva con sigaretta alle labbra il rituale di inizio anno a cui ormai si era affezionato.
Sadicamente, come gli stava per l’ennesima volta spiegando con pazienza uno dei suoi migliori amici.
Allungò appena il collo, ma oltre il muro in mattoni rossi comparve solo una bimbetta del primo anno accompagnata da apprensivi genitori.
Prese annoiato la sigaretta tra le dita salutando con un cenno del capo alcuni compagni di Corvonero, poi le iridi di un bel castano chiaro corsero con studiata pigrizia nuovamente al muro, quando il rumore leggero del varco attirò la sua attenzione stavolta disegnando un sorrisino compiaciuto sul volto del Cercatore rosso-oro.
Sirius Black con espressione sardonica e uno sbadiglio superiore, si appoggiò accanto all’amico.
-Evans!-esordì col suo miglior sorriso James Potter.
Nessuna ragazza avrebbe detto di no a quel viso, a quello sguardo.
Tutte tranne una.
Lilian Evans o Lily, come la chiamavano tutti a scuola.
Per tutti eccetto James Potter, “che aspira stoltamente a ben altre delizie”, come la stessa ragazza gli aveva fatto notare con pungente sarcasmo.
La Caposcuola, a dispetto di quanto James si era aspettato, non rispose.
Non una parola. Nessuno sguardo minaccioso.
Ancor meno smorfie di disapprovazione. Come quella che il bel cercatore adorava sul suo viso quando si imbronciava protendendo appena le labbra rosee.
Lo fissava con gli occhi verdi e grandi, senza emettere un suono.
-Evans, non è che Mocciosus ha manovrato male il suo rametto e ti ha mandato in pappa la materia grigia?- chiese con sopraciglio alzato.
Senza ottenere risposta, si voltò verso Sirius che adesso fissava incuriosito la scena.
Persino Lunastorta aveva smesso di scuotere con disapprovazione la testa e guardava l’apparentemente placida studentessa.
Insomma, non era da lei.
Questo i Malandrini osservandola ormai in modo morboso dovettero ammetterlo.
La Furia, come Minus l’aveva soprannominata in un momento di totale panico dopo il solito scherzo idiota alle serpi, non era calma.
Lei era più predisposta ad urlare, imprecare, con eleganza certo diceva James nei suoi momenti di pura fantasia, minacciare punizioni infernali, metterle in pratica, come invece faceva loro notare Remus alla vigilia di ogni bravata, e in casi estremi distribuire schiaffi sonori, come era successo proprio alla fine dell’anno prima durante il viaggio di ritorno a casa.
Ma Lily Evans non sembrava affatto scherzare.
Magari la sua ultima dichiarazione, precisamente quella prima dello schiaffo, l’aveva fatta riflettere in quei tre mesi, pensò orgogliosamente il cercatore.
La mano abbronzata di James Potter si posò sulla fronte chiara della rossa, tenendo contemporaneamente lo sguardo fisso nelle sue iridi smeraldine per paura che da un momento all’altro quella calma piatta sfociasse in una delle temibili sfuriate.
-La febbre non ce l’hai e le pupille non sembrano dilatate- ghignò piegandosi su di lei e coprendo quei centimetri che li distanziavano in altezza.
Piazzò lo sguardo irriverente proprio davanti a lei indagando altri segni anomali, quando con stupore sentì il respiro caldo di lei sempre più vicino alla pelle.
Gli occhi castani si allargarono per un attimo vedendola chiudere gli occhi e farsi sempre più vicina.
Lo stava baciando. Voleva baciarlo.
Niente panico.

Queste furono le frasi più lucide che James Potter riuscì a mettere insieme in quei nanosecondi, prima di sentire il contatto caldo sul labbro inferiore.
Schiuse la bocca abbassando le palpebre, cercando di mantenere a ritmo normale il cuore nel petto.
C’era riuscito, stava baciando la Evans. Lily Evans.
Ma un aspetto di tutta quella storia non era mai rientrato neanche nei sogni più arditi del Grifondoro. Quella nuvoletta bluastra che dopo neanche un minuto si dissolse davanti ai suoi occhi portandosi via la bella studentessa.

Puff!



Con espressione tra l’esterrefatto e l’intontito James si guardò attorno con bocca leggermente aperta per l’incomprensione.
Una risata leggera gli giunse alle spalle.
Si voltò, notando di sfuggita le espressioni sconvolte dei suoi amici ancora impalati al muro.
Davanti a Potter, una bella rossa rideva di cuore scuotendo la testa divertita. Al golf chiaro stringeva un batuffolo bianco di pelo, il suo famiglio.
-Mi spiace che tu ti sia dovuto sacrificare- la sentì dire al gatto mentre lo accarezzava.
Mentre il ricercatissimo James Potter esibiva un’espressione che certo non gli donava un’aria molto soddisfatta, gli occhi verdi della Evans si alzarono su di lui dipinti di sana e pungente ironia.
-Che c’è Potter? Non dici sempre che provare ogni esperienza è la tua regola di vita? Adesso non puoi dire di non aver davvero avuto ogni genere di approccio con l’altro sesso?- lo schernì Lily ravviando con una mano la chioma rossa.
-Io non…non…- James constatò proprio in quel momento di non aver mai sentito la propria voce esitare, ma come biasimarlo.
Aveva…no! Si rifiutava di crederlo.
-Maaao-
Uno scroscio di risate seguì quel finto miagolio.
Quel maledetto Mocciosus se la rideva alla sua bella faccia dall’altra parte del binario. Ma non era stato lui.
C’era qualcuno vicino a Lily Evans ben più odioso di quel viscido Serpeverde.
David Galius Prewett era molto peggio di lui, soprattutto quando si trattava della bella Grifondoro.
-Il temibile rivale, Ramoso…-disse Sirius teatrale fissando di sbieco il corvonero.
-Ciao Potter- Il ragazzo dai lineamenti tipicamente inglesi sfilò davanti al cercatore, sino a raggiungere la Evans. Sorridendo sardonico passò un braccio attorno alle spalle della rossa, abbassando il pollice.
Sconfitto.
-E sarei io l’esibizionista?- sibilò James ricomponendosi. Il viso indurito dal rancore.
Lo odiava. Sì, James Potter, odiava quel dannato Corvonero. Precisamente dal terzo anno quando aveva difeso la Evans da uno dei suoi scherzi.
Il poliziotto buono e quello cattivo.
James era sicuro che era stato in quel preciso momento che la Grifondoro aveva costruito quel preconcetto nei suoi confronti.
Non avrebbe dovuto farlo, Non avrebbe dovuto mettersi in mezzo.
Lily Evans non avrebbe dovuto temere nulla da lui…ma ormai come avrebbe potuto farglielo capire?
-Così si dice in giro…-rispose con mezzo ghigno il biondo.
-Non parlavo con te!-gli fece notare duro James- parlo con te Evans, o hai perso la lingua?- lo sguardo di terra del bel cercatore si spostò sulla rossa.
-No, la uso in modo più proficuo- sbottò la rossa fulminandolo.
James Potter aprì la bocca un attimo. Poi la richiuse.
Da quando la Evans faceva battute maliziose?
David alzò le spalle strafottente, poi gli fece ciao con la manina trascinandosi via la Grifondoro.
James li guardò allontanarsi con sguardo pericoloso. Non sapeva quante probabilità ci fossero che David dopo anni di "Disinteressata amicizia”, come credeva quell’ingenua, le avesse davvero messo le mani addosso, ma questa gliel’avrebbe certamente fatta pagare.
Per Mocciosus, invece ci aveva già pensato il destino, ghignò guardando il volto scurito del Serpeverde dall’altra parte del binario.
-C’est la vie- sospirò teatrale, trattenendo la bile, verso Piton.
-Ti sbagli, tu hai perso ancora, io per lei sarò sempre qualcosa più importante rispetto a te-
Le parole da serpente le lesse solo sulle sue labbra sottili, ma bastarono per fargli stringere i pugni.
Sentì la mano debole di Remus poggiarsi sulla sua spalla. Si calmò.
-Pet piantala di tremare, stai sgretolando il muro- disse accigliato Black. La voce bassa e un po’ roca che lo caratterizzava e lo rendeva così enigmatico a volte.
Poi anche lui si attaccò maggiormente al muro.
James Potter sorrise con divertimento.
-Ciao Miria- non ebbe neanche bisogno di voltarsi.
-Ciao James- sentì dire alla ragazza con voce sottile, quasi eterea.
Ma forse tutte le Veggenti avevano quel tono surreale, pensò il cercatore.
Peccato che ad alcuni quelle streghe mettessero la fifa.
Anche al grande, coraggioso, elegante e superiore Sirius Black che si accostò ancor più al muro, quando la ragazza gli passò davanti nel suo abito leggero bianco.
-Come sta la Evans, Prewett è schiattato quest’estate?- azzardò Potter facendo finta di non averli visti prima, era pur sempre la migliore amica della rossa.
-James, dimentichi sempre che sono una Veggente- disse leggera la ragazza- a proposito dovresti chiedere del disinfettante alla Chips appena arrivi, i gatti portano parecchie infezioni!
Poi proseguì tranquilla col caschetto neor corvino che ondeggiava sulle guance chiarissime.
-Sembra morta!-sbottò Sirius non appena quella salì sul treno per raggiungere gli amici.
-Però è carina…-azzardò Peter
-Sì sai che spasso a letto? Meglio una bambola gonfiabile! Sembra morta-ribadì borbottando.
Ma le sorprese quella mattina per Sirius non erano finite, anzi, le più spiacevoli non erano ancora arrivate.
James Potter pregustava già l’immagine di Mocciosus, che costretto a passare davanti a loro per giungere al vano bagagli, sarebbe stato steso a terra sotto tantissimo e appiccicoso zucchero filato, ma vedere gli occhi grigi dell’amico adombrarsi in modo preoccupante, bastò a distrarlo dall’intento.
Un altro gruppo aveva appena varcato il muro per l’Espresso di Hogwarts.
-Sirius, non vieni a darmi un bacio?-
Bellatrix Black Lestrange sorrideva avvenente nel suo abito nero e attillato in organza.
Negli occhi color petrolio, una lucentezza senza pari che molti avevano riscontrato negli anni passati anche in quelli chiari di Sirius.
Ma quel guizzo di follia…quello nel suo amico non c’era di certo.
Impossibile fissare troppo a lungo le sue iridi, sembrava quasi di esserne inghiottiti come in un buco nero.
Quello generato dalla più potente delle stelle.
-Sir non vai? La sifilide ancora ti manca nella collezione!-ironizzò James.
La strega lo fissò con supponenza, lo aveva inquadrato sin dal primo anno ad Hogwarts,quando aveva accompagnato la sorella minore alla partenza.
James Potter era pericoloso, soprattutto per Sirius, per il destino che aspettava suo cugino quel Grifondoro era di troppo. Ma sbarazzarsene non sarebbe stato facile, persino Cissa l’aveva messa in guardia.
Lei Potter lo aveva visto crescere in quegli anni come mago, essendosi diplomata solo da giugno.
E il suo giudizio difficilmente sbagliava.
-Ragazzino sta attento!- la voce della mora sibilò quando Severus Piton cercando di passare velocemente tra loro e Potter la urtò al fianco.
-Mi scusi Signora …- biascicò passando di filato davanti a Potter che per una volta non lo degnò neanche di uno sguardo.
Gli occhi di Bellatrix tremarono appena.
Idiota.
-Bella spero tu non ti sia disturbata solo per così poco?- la voce bassa di Sirius la distolse da quel pensiero infastidito. La bocca piena e dipinta di geranio si piegò in un sorriso posticcio.
-come sta la traditrice?- in pochi passi gli giunse vicina
-Ti assomiglia…ma la sua bellezza è sempre superiore alla tua cugina, credo che la sua sanità mentale le renda un fascino impagabile- obiettò il piccolo Black.
-Non tutti sono di tal parere- piegò la testa con malizia, poi si piegò sull’orecchio del cugino- secondo alcuni la follia non è che un altro giochino intrigante sotto le lenzuola- si morse le labbra goduriosa, poi si avvicinò meglio al suo orecchio, scostandogli alcuni lunghi ciuffi corvini che cingevano il viso- l’importante è sapere con chi giocare, cugino-
La strega fece per allontanarsi, ma il braccio le venne preso, costringendola a riaccostarsi.
-Immagino che tuo marito non sia l’unico ad avere la possibilità di supportare tali teorie, Bella. Ma l’importante è rimanere in famiglia, giusto?- stavolta furono le labbra di Sirius a piegarsi in un ghigno compiaciuto.
Le iridi grigie si incastonarono per un attimo in quelle della cugina.
Poi le distolse infastidito. Il buio di quegli occhi non permetteva quasi di distinguere iride e pupilla, sembrando un unico pozzo di tenebra e perdizione.
Bellatrix si stupì un attimo di quella frase, poi riprese il controllo di sé. Non avrebbe permesso a nessuno di trovare uno spiraglio per accedere a lei. A nessuno, mai.
-Tu starai dalla nostra un giorno o l’altro. E’ il destino, sei un Black-
-Gran cazzata il destino- la interruppe James Potter- Milady il treno sta per partire, se ci vuole scusare- ironizzò verso Lady Lestrange- Andiamo ragazzi-
La guardò un ultima volta, e non abbassò lo sguardo.
Cissa aveva ragione, fu l’ultimo pensiero della Lestrange prima di far apparire un mantello sulle spalle.
-Sbrigati Lucius odia aspettare…-la voce della sorella la raggiunse in un sussurro.
Gli occhi azzurri e ghiacciati erano già rivolti verso il muro di mattoni.
-Dovresti insegnare la pazienza a tuo marito, Cissa. Gli uomini devono solo essere addomesticati e poi riesci a farglii fare anche le fusa- ghignò Bellatrix.
-Sii meno impudente…e non mi risulta di essere spoasata- aggiunse in un fil di voce.
-Presto tesoro- la mano chiara della mora si posò piano sulla guancia di Narcissa-Presto tutti ti chiameranno Lady Malfoy.-
-Andiamo-
La voce fredda tanto quelle lame metalliche che erano sempre state le iridi di Narcissa Malfoy chiuse la discussione. La strega voltò le spalle alla Lestrange incamminandosi attraverso quel muro di mattoni.
Trattenne qualche attimo il fiato. Quel passaggio le aveva sempre fatto quell’effetto.
Una gabbia.
Avrebbe dovuto esserci abituata…
Il viso alterato si trasformò nuovamente in una perfetta e infrangibile maschera quando si trovò all’aria aperta.
Solo qualche istante per indossare nuovamente il proprio personaggio, la propria vita.
Lucius Malfoy le attendeva regale all’uscita, fregiato dello sguardo più fiero e rigido che mai la strega avesse mai visto in un uomo. Strinse le spalle nel vestito di organza azzurra, gli porse come sempre la mano guantata.
Lucius Abraxas Malfoy avanzò col suo passo cadenzato verso la fidanzata, chinandosi per baciarle il dorso della mano avvolta in pregiata stoffa.
Una spiacevole sensazione gli arse tuttavia la gola mentre si piegava nel compiere il gesto galante.
Gli occhi chiari saettarono appena sopra le spalle di Narcissa, incontrando altro occhi.
Scuri come la pece, come il peccato. Li notò strusciarsi indolenti sulla stoffa scura della camicia nera, potè quasi sentire le ciglia lucide sfregare la pelle calda del collo.
La mascella si strinse in un sibilo accennato, che fortunatamente la fidanzata non colse come distratta da altro.
Lucius, rompendo quel pericoloso incanto, baciò la mano alla fidanzata con riverenza, rispetto, nonostante tutto.
Malfoy non aveva mai avuto dubbi. Narcissa.
Lei sarebbe stata la sua sposa, lei aveva le giuste caratteristiche per essere tale.
Lei, Narcissa, era la sola da venerare come un prezioso monile. Era nata per quello, per essere adorata.
E Lucius l’avrebbe fatto per tutta la vita.
-Andiamo, cara- il braccio del mago si spostò su quello della fidanzata accostandosi a lei.
-Mi spiace, non posso- quieta e ferma al tempo stesso.
Lei sapeva di dover essere venerata.
-Scusa?- la voce della sorella la raggiunse sorpresa alle spalle.
-Mi ha convocata- i giri di parole non facevano per Narcissa Malfoy, tanto quanto non erano adatte alla sorella.
Per irruenza in una. Per fredda indifferenza nell’altra.
-Vuoi che ti accompagni?- Lucius Malfoy si abbassò sull’orecchio chiaro della fidanzata scostando i capelli chiari.
Oh, sì. Un tempo Narcissa Black aveva temuto quegli incontri. Quel circuito che si chiudeva dove tutti aspettavano che per lei finisse.
-No, grazie.- Precisa. Educata. Irremovibile.
-Bene- Lucius Malfoy le prese il mento diafano con la mano destra, per poi sfiorare appena le labbra rosee.
Le ciglia dorate della strega si piegarono appena, mentre con un passo indietro si smaterializzava in una nuvola evanescente.
La Lestrange fissò la sorella sparire, appena prima di sentire una fitta forte e prepotente al polso sinistro.
La stessa che continuò ad avvertire quando, dopo un disorientante vortice, si trovò schiacciata contro un muro gelido e grigiastro.
Le labbra rosso sanguigno della donna si piegarono in una smorfia più che di dolore, di disgusto verso il fetore orrendo che quel posto emanava.
-Ti sembrano posti in cui portare una signora?- chiese sprezzante, mentre col braccio libero lo costrinse a guardarla dritto negli occhi.
-Non vedo signore da queste parti…-
Bellatrix Lestrange rise di cuore a quell’affermazione.
-Attento Abraxas…-disse con le movenze di una gatta e quel secondo nome che usava sempre quando era sola con lui- lo sai che questi giochini mi fanno sfuggire di mano la situazione-
-Non mi risulta che tu riesca mai ad averlo il controllo-sibilò tra i denti il mago spingendola ancor di più contro il muro.-
-Attento Malfoy- sospirò teatrale la donna dopo essersi guardata meglio attorno- a Nocturn Alley sei abbastanza noto, o credi che mia sorella passerebbe sopra anche a questo?-
-Attenta tu, Lestrange, i tuoi giochetti col fuoco mi piacciono sempre meno, non ti azzardare mai più davanti a lei…-
-Non hai risposto alla mia domanda-lo interruppe la mora- credi che passerebbe sopra anche a questo?- ripetè con tono provocatorio.
-Per questo vieni a letto con me, Bella, perché ti dà fastidio che io l’abbia scelta al tuo posto-
-Ci vengo perché mi diverto, Abraxas, e forse dovresti dirlo a lei, di averla scelta personalmente, magari ti guarderebbe con minore insofferenza- sibilò godendo di quelle parole.
-La verità Lestrange, è che tu sei ammaliante, lei una dea-gli occhi chiari indugiarono sulle labbra rosse.
Morse le proprie per poi afferrarle anche l’altro polso, la spinse contro il muro con le braccia alzate.
Il basso ventre si sfregò contro il bacino sottile della donna, strappandole un gemito appena trattenuto, mentre la bocca indagava avida il collo chiaro, mentre le mani scendevano lungo i fianchi per poi risalire nuovamente fino alla generosa scollatura che la donna esibiva con sensualità devastante dal corpetto nero.
Si strinsero a coppa sui seni mentre le labbra divenivano umide, gli occhi lucidi.
Lucius Malfoy si guardò intorno, poi riuscì solo a vedere gli occhi accesi di divertimento e piacere di Bellatrix.


Il castello era buio. Le vetrate delle finestre erano incantate per filtrare la luce troppo forte del giorno.
Il signore del maniero non amava il sole, non amava la luce.
Si muoveva godurioso tra le tenebre, mentre la preda si aggirava tra le stanze.
Narcissa Black attraversò il corridoio dall’aria regale con passo lento ed elegante, come le si confaceva per natura.
Ma sentiva quello sguardo…carezzarle la schiena sotto l’organza chiara.
Il castello era enorme tanto che un tempo aveva temuto addentrarsene da sola.
Tanto che lì dentro poteva perdere persino se stessa.
Narcissa Black, futura Lady Malfoy, svaniva non appena il profumo di spezie magiche di quel luogo l’avvolgevano per l’ennesima volta, la rapivano in un vortice di profumi che sembrava sentire per la prima volta.
E’ tutto tuo mia regina…prendi me e tutto quel che vuoi.
Quello che vuoi…

I capelli biondi le ondeggiarono sul viso mentre procedendo si voltava a destra e sinistra per scorgerlo.
Ma non era ancora abbastanza brava in quel gioco per precedere la sua presenza.
Se ne rese ancora una volta conto quando sentì qualcosa di caldo insinuarsi sulla sua veste appena sotto il taglio del seno.
Un braccio chiaro, forte. Una presa elegante e decisa tanto da farle girare la testa.
Sentì la lingua calda dell’uomo inumidirle il contorno del collo, giù sino alla clavicola lasciata nuda dalla scollatura. La mano chiara artigliò l’avambraccio di lui quasi con violenza, mentre riversava i capelli chiari e lisci sulla sua spalla nel tentativo di soffocare un mugolio teso.
-Milady…-la voce roca dell’uomo la inebriò insinuandosi tra i fili dorati del suo crine.
La donna si voltò aggrappandosi alle spalle forti e nude come una bimba capricciosa, mentre le iridi ghiacciate brillavano di malizia a lungo soppressa.

Sovrana dei suoi sguardi grigi, più letali di mille catene, e della sua pelle di porcellana su cui gli occhi di lui indugiavano con malsana lentezza.
Le dita affusolate si mossero lungo il torace, sino al collo alabastrino dell’uomo, i pollici si insinuarono sulla carotide, si spostarono sul mento androgino, mentre il resto della mano avvolgeva le guance chiare, per sfiorare il contorno degli occhi blu notte.
-Thomas…-
La voce gemente della donna fu l’unico suono che disturbò la quiete del maniero.
 
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